Se il videogaming rappresenta oggi il primo fra gli intrattenimenti, con ricavi in grado di superare quanto fatto congiuntamente registrare da cinema e musica, il merito è di alcune sue caratteristiche intrinseche emerse durante la sua evoluzione. Fra queste si possono considerare il suo essere un medium trasversale, in grado di prestarsi a vari approcci, così come la sua capacità di raggiungere qualsiasi destinatario con un prodotto ad esso adatto; ma, primo fra tutti, sicuramente va rilevato come larga parte del merito risieda nell’aspetto multiplayer. Come in qualsiasi attività ludica, infatti, anche nel videogaming si è assistito ben presto a un fiorire di modalità che, in un modo o nell’altro, permettessero il confronto tra videogiocatori: un confronto che si può svolgere in molti modi, con numerose varianti sul tema accomunate dal fornire una sfida sicuramente diversa da quella pensata per un giocatore singolo.
Il primo esempio, comodo anche per ragioni di affinità, è quello che vede il multiplayer online come base per competizioni sportive. Sotto l’ombrello degli eSport oggi si raccolgono una serie di titoli in grado di spaziare dagli sportivi, con simulatori delle più diverse discipline, a titoli ben lontani come Fortnite e DOTA2; punto in comune, l’essere al centro di tornei appositamente organizzati. Tali eventi, a cadenza normalmente annuale, mettono in moto ingenti risorse, anche dal punto di vista economico, e sono in grado di dimostrare come un multiplayer di questo tipo sia tra quelli maggiormente competitivi che si possano prendere in considerazione. Non a caso società classiche, per esempio squadre di calcio o scuderie motoristiche, cominciano a includere nel loro organico una divisione eSport, competendo quindi anche in questo nuovo terreno di gioco digitale.
Giusto un gradino sotto, ma solo a livello quantitativo, si può collocare il multiplayer online nel senso più classico del termine: si tratta di quelle esperienze competitive garantite da vari titoli che pongono i videogiocatori gli uni contro gli altri. Che si tratti della mappa di un FPS, come Call of Duty o Battlefield, o dell’arena di combattimento di un Tekken piuttosto che un campo di battaglia virtuale come Total War, il risultato non cambia: i giocatori si sfidano gli uni contro gli altri, in una sfida tendenzialmente uno contro uno nella quale lo scopo è essere migliore dell’avversario.
Chi preferisce un tipo di sfida più psicologica, invece, può sicuramente orientarsi su piattaforme come PokerStars: oltre a distinguersi per adottare particolari soluzioni volte a tutelare la sicurezza dei propri utenti, ciò che propone è infatti un'ampia scelta di varianti di poker ospitate in diversi tavoli, replicandone dunque l’ambiente in versione digitale e comprendendo gli aspetti più ragionati degli approcci a questo tipo di intrattenimento. Un aspetto multiplayer, in questo caso, che è diretta conversione di un passatempo non solo analogico, ma con una lunga storia alle spalle: non a caso, lo stesso si può dire di software che permettano confronti su discipline sotto questo punto di vista simili come gli scacchi.
Meritano poi menzione quei titoli nei quali l’aspetto multiplayer online è riassunto dai due acronimi inglesi PvP e PvE, rispettivamente Player vs Player o giocatore contro giocatore, e Player vs Environment o giocatore contro ambiente. Si tratta di acronimi presenti in particolar modo in giochi di ruolo online, ma applicabili anche a contesti di open world in rete, e indicano due tipi di multiplayer che possono apparire agli antipodi. Il PvP, in effetti, non si discosta granché dal multiplayer tradizionale: nel mondo di gioco un giocatore ne sfida un altro, magari con meccaniche particolari come le invasioni dei soulslike, ma pur sempre confrontandosi con un altro videogiocatore. Il PvE, al contrario, indica il confronto tra il giocatore e il gioco vero e proprio, come predisposto dagli sviluppatori: parrebbe difficile considerarlo multiplayer. Invece, svolgendosi sugli stessi server online che ospitano anche il PvP, il PvE non solo si discosta dal single player per la contemporanea presenza di altri giocatori, ma sta alla base del concetto di multiplayer cooperativo. Se più giocatori sono impegnati contro una sfida del gioco, infatti, possono collaborare tra loro: tale approccio deriva direttamente dai classici giochi di ruolo con carta e penna, e dimostra ancora una volta come l’idea di multiplayer sia in grado di essere declinata nei modi più svariati.
