Gabriel Batistuta: il finalizzatore leggendario i cui gol ci hanno fatto sognare

Per un’intera generazione di appassionati Gabriel Omar Batistuta, anche detto Batigol, è stato l'idolo a cui migliaia di ragazzini si sono ispirati per le loro imprese nelle sfide con i loro amici.
Gabriel Batistuta: il finalizzatore leggendario i cui gol ci hanno fatto sognare

Sommario

Tutti gli appassionati di calcio hanno almeno un giocatore che adorano fin dai tempi della loro infanzia, quando tiravano calci al pallone nel cortile di casa o nel campetto del quartiere.

Per un’intera generazione di appassionati Gabriel Omar Batistuta, anche detto Batigol, è stato proprio questo idolo a cui migliaia di ragazzini si sono ispirati per le loro imprese nelle sfide con i loro amici.

A Firenze e a Roma soprattutto, ma anche nelle altre città italiane e mondiali, la determinazione e la potenza del giocatore argentino sono ancora oggi impresse nella memoria dei tifosi che continuano ad amarlo e a rimpiangerlo.

Nei prossimi paragrafi, noi di Biteditor ripercorriamo la carriera di Batistuta per ricordare i suoi momenti migliori e capire come è nato questo fenomeno.

In particolare, continuando la lettura potrai scoprire di più su:

Un baby campione al Newell’s di Rosario

Gabriel Batistuta Newell’s Old Boys.

L'odissea calcistica di Batistuta iniziò a Rosario, la terza città argentina, con il Newell’s Old Boys. Batistuta era stato notato da Jorge Griffa, il team manager del settore giovanile del Newell’s a quel tempo, che persuase il giovane protégé ad allontanarsi da casa per la prima volta nella sua vita e perseguire la carriera nel calcio professionistico.

Batistuta inizialmente era preoccupato per la lontananza dalla famiglia e per il prosieguo del percorso scolastico, ma accettò il contratto con la squadra della serie A argentina dopo che il club decise di pagare per la sua istruzione in una scuola a Rosario.

I primi acuti di Batistuta

Il ragazzo impressionò subito i pochi fortunati che ebbero la fortuna di vederlo giocare nelle giovanili e già nel 1988 fece il suo debutto in prima squadra con la quale giocò anche la finale della Copa Libertadores. La potenza di Batistuta all'interno dell'area di rigore suscitava paura nelle fila dei rivali del Newell’s Old Boys. Il giocatore, nel corso degli anni, divenne noto come il Re Leone, grazie alla sua forza e tenacia nel liberarsi dai difensori, trovare spazio e segnare chirurgicamente. I tifosi della squadra amavano il suo duro lavoro e la sua determinazione.

Gli appassionati di calcio adorano sempre un combattente, un giocatore con un grande cuore e Batistuta incarna perfettamente queste caratteristiche.

Una volta conclusi gli studi, ebbe difficoltà a trovare lavoro e, quindi, per poter continuare a giocare, Batistuta si ridusse a tagliare l'erba del campo, pulire le finestre e raccogliere i rifiuti sugli spalti.

Il denaro non aveva importanza per lui, voleva solo guadagnare abbastanza per poter proseguire la sua carriera calcistica.

La scelta di andare al River

A seguito di una serie di ottime prestazioni, Batistuta prese la difficile decisione di trasferirsi al River Plate. Ciò che rese ancor più duro questo passaggio era il fatto che da sempre fosse un sostenitore dei loro acerrimi nemici, il Boca Juniors. Ciò che Batistuta voleva più di ogni altra cosa era segnare gol e il River era la squadra migliore per raggiungere questo obiettivo.

Tuttavia, Daniel Passarella, l'eroico capitano della squadra argentina vincitrice della Coppa del Mondo del 1978, allenatore del River, non vide grandi potenzialità in Batistuta e optò per non schierarlo nell'undici titolare nel corso del campionato.

Batistuta, ferito da intere partite trascorse in panchina, sfruttò il dolore di guardare giocare il River senza di lui per iniziare ad allenarsi più duramente, concentrandosi sui suoi punti di forza e affinare le sue abilità per diventare un giocatore ancora migliore.

Brilla una stella al Boca

batistuta boca juniors

L’impegno diede i suoi frutti nel corso della sua esperienza successiva, quella vissuta con la maglia del Boca, la squadra tanto amata fin da piccolo.

Essendosi stancato, infatti, di essere ignorato da Passarella nel River, Batistuta decise di cambiare casacca.

Inizialmente l’allenatore Osvaldo Potente lo fece giocare fuori posizione alcune partite, ma il suo successore Oscar Tabarez capì che avrebbe ottenuto ottimi risultati schierando Batistuta come ultimo terminale dell’attacco della sua squadra.

Una volta posizionato al centro dell’area, l’argentino diede il meglio di sé e segnò un gran numero di reti.

Al Boca conquistò i tifosi e formò un’indimenticabile coppia d’attacco con Diego Latorre. Batistuta ricorda sempre il periodo trascorso al Boca come uno dei più cari perché fu molto vicino alla sua idea di calcio: tifosi entusiasti, sentirsi adorati e far parte di una squadra che sarebbe rimasta negli annali.

Tante lodi e pochi trofei per Batistuta

Ottenere a Buenos Aires importanti riconoscimenti e vincere trofei non è mai semplice e così anche Batistuta si è dovuto accontentare delle lodi e dell’entusiasmo dei suoi tifosi.

Questa è stata una costante nella carriera dell’argentino, molto amato dai fan, ma poco premiato con scudetti o altri traguardi, ma far emozionare i tifosi è sempre stato ciò che Batistuta ha cercato.

Le ottime prestazioni fornite con la maglia del Boca attirarono sull’argentino le attenzioni di alcuni club europei.

Tabarez divenne sempre più consapevole di questa situazione ed era ormai rassegnato a perdere l’arma più letale del suo attacco.

Batistuta era desideroso di vivere una nuova sfida e cercava un'opportunità per far conoscere al mondo le sue qualità di finalizzatore.

Continua la lettura dell’articolo redatto dallo staff di Biteditor per scoprire di più sugli anni trascorsi dall’attaccante argentino in Italia.

Batistuta e l’amore per la maglia viola

Durante la Coppa America del 1991 segnò sei reti, grazie alle quali divenne il capocannoniere della manifestazione e conquistò i dirigenti della Fiorentina che decisero di portarlo in Italia.

Da quell’anno i tifosi viola hanno imparato ad amare “Batigol” che ha e avrà sempre un posto nel loro cuore.

Batistuta superò con determinazione la difficoltà di adattarsi a una diversa cultura e allo stile del calcio italiano e iniziò a mostrare a tutte le squadre della Serie A i motivi per i quali la Fiorentina lo aveva portato in riva all’Arno.

Già nella sua prima stagione in Toscana segnò 14 gol, mentre ben 19 in quella successiva. Tuttavia, il suo secondo anno venne oscurato dalla retrocessione della squadra in Serie B.

I tifosi della squadra toscana avevano paura di perdere il loro idolo e figlio prediletto. Avevano adottato Batistuta come uno di loro e temevano che la corte delle superpotenze europee, come Milan e Real Madrid, si sarebbero rivelate irresistibili per lui.

La risalita dalla Serie B

batistuta - fiorentina

Batistuta, però, trascurando il fascino del denaro e il prestigio legati al trasferimento in un club importante, decise di rimanere a Firenze e aiutare la sua squadra adottiva a tornare in Serie A.

I suoi 16 gol in Serie B aiutarono la Fiorentina a raggiungere la promozione e contribuirono a far sì che l’argentino conquistasse ancora di più il cuore dei tifosi.

Nel calcio moderno è comune vedere un giocatore di talento lasciare una squadra in difficoltà per fare carriera altrove, ma questo non fu il caso di Batistuta.

Il fenomeno argentino ha sempre sostenuto che avrebbe potuto trasferirsi facilmente al Real Madrid o al Manchester United, ma non aveva nessuna intenzione di lasciare la squadra viola per raggiungere una di queste piazze.

Per lui, la sfida di riportare la Fiorentina in Serie A era più intrigante rispetto all’esperienza in un grande club europeo che colleziona trofei senza particolare sforzo.

Questa era l'espressione più vera dell'approccio di Batistuta al calcio; era sempre disposto a combattere, sempre pronto a lavorare sodo per guadagnare il rispetto e l’amore dei tifosi.

Negli anni successivi, Batigol continuò a sfornare pregevoli giocate e divenne uno dei più grandi giocatori della Fiorentina e il miglior marcatore della squadra toscana.

Tra le sue reti più celebri non si può non ricordare quella contro l’Arsenal a Wembley segnata da posizione angolata il 27 ottobre del 1999 all’inizio della sua ultima stagione in Toscana.

Batistuta ha gonfiato la rete per 184 volte durante i suoi nove anni in viola prima di concludere la sua avventura con la Fiorentina per trasferirsi sulla sponda giallorossa della capitale.

Lo scudetto con la Roma

batistuta - roma

A 31 anni, nel 2000, Batistuta venne acquistato dalla Roma di patron Franco Sensi che sborsò ben 70 miliardi di lire, cifra record ai tempi per un giocatore della sua età.

Con la Roma, Batistuta riuscì finalmente a vincere lo scudetto anche grazie alle sue 20 reti messe a segno principalmente nel girone d’andata; in quello di ritorno, invece, dovette affrontare alcuni problemi fisici.

Nonostante ciò riuscì a segnare anche nel 3 a 1 decisivo nell’ultima partita di campionato contro il Parma.

Diventare un campione d'Italia con la Roma è stato un momento storico sia per il club che per il giocatore.

La Roma era finalmente tornata ai vertici del calcio italiano dopo un’assenza durata 18 anni e Batistuta ottenne il trofeo che si meritava, essendo un vero campione.

Sebbene avesse lasciato la Fiorentina e vinto lo scudetto con una delle rivali, i tifosi viola continuavano ad amarlo e ad adorarlo.

La società toscana era consapevole di aver tenuto il giocatore il più a lungo possibile ed era grata per ciò che Batistuta aveva dato a Firenze.

All’inizio della stagione successiva, conquistò la Supercoppa, grazie alla vittoria della sua squadra proprio contro la Fiorentina per 3 a 0.

Le delusioni ai Mondiali

Gabriel-Batistuta - argentina

Forse i momenti più tristi sul terreno di gioco Batistuta li ha vissuti durante le fasi finali della Coppa del mondo.

Ha rappresentato l’Argentina nei Mondiali del 1994, 1998 e 2002 giocando bene in tutte e tre le occasioni; tra le altre cose, rimane ancora oggi l'unico giocatore ad aver segnato una tripletta in due diversi Mondiali.

L'Argentina in quegli anni non riuscì mai nemmeno ad avvicinarsi alla vittoria finale, in questa occasione le reti di Batistuta, dunque, furono perlopiù inutili.

Con la Nazionale il giocatore argentino riuscì a vincere solo due Coppe America e una Confederations Cup.

Cronache di tre disfatte

Nel 1994, Batigol e l'Argentina iniziarono brillantemente la loro avventura con un 4-0 alla Grecia che faceva ben sperare.

Batistuta segnò una tripletta in quella che era la sua prima partita in una fase finale della Coppa del Mondo di calcio, ma la gioia svanì rapidamente visto l’esito delle partite successive.

La partecipazione dell'Argentina al Mondiale del '94 sarà per sempre ricordata per l'espulsione di Diego Maradona dal torneo dopo essere risultato positivo all'efedrina.

All'indomani di quell’evento sconvolgente, l'Argentina non riuscì a superare l’ostacolo della Romania e dovette interrompere subito il suo cammino verso la coppa.

Batistuta rifiutò sempre di utilizzare l’assenza di Maradona come scusa per la propria scarsa prestazione, ma pensava di potersi rifare nell’edizione del 1998.

Nei Mondiali di Francia, però fu una memorabile rete di Dennis Bergkamp a eliminare l’Argentina e l’esito non fu migliore nemmeno in quelli successivi del 2002.

Batistuta, al termine dell’ultima partita con la Svezia, non riuscì a trattenere le lacrime perché sapeva di non avere altre possibilità di partecipare alla fase finale dei Mondiali. La sua carriera si stava per concludere.

Inter, Qatar e ritiro

Gabriel-Batistuta - Inter

Il bomber argentino rimase a Roma, senza incidere più di tanto, fino al gennaio del 2003 quando fu ceduto in prestito all’Inter.

L’esperienza milanese portò solo al raggiungimento di quota 200 per quanto riguarda il totale delle reti nei campionati italiani grazie ai due gol segnati nelle 12 partite disputate.

Batistuta decise di giocare nella stagione successiva in Qatar, più precisamente nell’Al-Arabi della capitale Doha.

Anche in Medio Oriente, a fine carriera, riuscì a brillare segnando ben 25 reti in 18 partite, fu il capocannoniere del campionato locale e vinse la scarpa d’oro come miglior giocatore d’Asia.

A seguito di un infortunio, dovette appendere le scarpette al chiodo appena dopo aver segnato il gol numero 300 della sua carriera in campionati professionistici.

La vita di Batigol fuori dal campo

Gabriel Batistuta 2020

I dolori alle gambe, le caviglie a pezzi, senza cartilagine l’hanno portato addirittura a chiedere ai medici l’amputazione di entrambi gli arti inferiori.

Fortunatamente si è optato per un tutore che lo aiuta a sopportare il dolore e ha dovuto affrontare a una lunga riabilitazione.

Nel frattempo non lascia totalmente il mondo del calcio, anzi, ottiene sia il patentino per allenare in Argentina, sia quello Uefa A a Coverciano.

Si dedica al polo, commenta i Mondiali del 2010 e collabora per un breve periodo con il Colon, squadra della prima divisione argentina.

Gli anni recenti sono stati duri per Batistuta, un campione leggendario ha fatto sognare noi di Biteditor e milioni di appassionati di calcio con le sue giocate magistrali e la sua forza di volontà.